Una comunità linguistica, che si riconosca nella stessa lingua, vive entro uno spazio fisico popolato da persone con le quali i membri che ne fanno parte allacciano la loro rete di relazioni, stabili e occasionali, vivono dunque le loro relazioni familiari ed esercitano rapporti fatti di vincoli abituali come di incontri episodici con il prossimo (quando, per esempio, si fa la coda davanti a uno sportello o si conversa con i compagni di viaggio in uno scompartimento ferroviario). La comunità locale di cui si è partecipi personalmente si inserisce entro una comunità più ampia alla quale si è legati da vincoli di appartenenza: affinità di sentire, prospettive di un futuro condiviso, memorie comuni, solidi interessi politici ed economici, e miti e concezioni immateriali talora non meno solide degli interessi concreti.
La lingua demarca le comunità grandi e piccole: è una grande comunità (o, se si preferisce, una macrocomunità) la comunità linguistica italiana, che entro di sé alberga tante comunità minori (o microcomunità) variamente in contatto fra loro. Al di là della lingua e della comunità linguistica, la persona può sentirsi partecipe di insiemi multilingui (per esempio la Comunità europea) o dell’intera umanità; e l’appartenenza a un territorio circoscritto (o piccola patria) può essere compatibile (o può entrare in conflitto) con l’appartenenza a una patria più grande (per esempio l’Italia); così come la coscienza della patria non confligge di per sé con quella di un’identità europea o con il sentimento di essere cittadini del mondo (cosmopolitismo).
La comunità non è un fatto statico, che si dà una volta per tutte: al contrario, è un processo in continua modificazione. La dinamica ininterrotta di una comunità implica tra l’altro una perdita di memoria storica bilanciata da uno sforzo di recupero selettivo della memoria stessa, concomitante a una ridefinizione, sia inconsapevole sia cosciente, della propria identità. Anche le comunità minori che vi sono incluse vivono un mobile processo di continua ridefinizione reciproca.
Della comunità linguistica interessa mettere in rilievo due aspetti. Il primo è che essa non esiste in astratto, ma entro uno spazio nel quale si sviluppano gli atti di comunicazione linguistica, stabili o occasionali. Il secondo è che non si conoscono né macrocomunità né microcomunità linguisticamente omogenee: una variazione linguistica più o meno sensibile è inerente alla struttura di ogni comunità. Basti pensare, per l’Italia e l’italiano, alla gamma espressiva che si colloca tra gli estremi del dialetto e della lingua, ma anche alla presenza, nella rete comunitaria, di parlanti di altra provenienza geografica, interna o esterna all’Italia, e di altra lingua materna, per i quali l’italiano funge, di norma, da lingua guida.
Le lingue variano, tra l’altro, con il variare dello spazio. Ciò è vero in misura speciale per la comunità linguistica italiana, come rivela con grande evidenza la situazione linguistica tanto ai confini quanto nell’interno del paese.
Confini politici e confini linguistici
- Comunità e comunità linguistiche
- Comunità e migrazioni
- Al di qua e al di là dei confini di terra: l’italiano e le altre lingue