Il senso di appartenenza a una comunità dipende da una mescolanza variabile di interessi materiali e di elementi soggettivi (ma condivisi) propri della sfera della coscienza. Le comunità possono avere un senso di identità forte (esempio massimo: gli Ebrei) o debole (che può essere la premessa della sua dissoluzione); e questo senso di identità è ovviamente variabile nel tempo, non è immutabile, non è dato una volta per tutte, ma dipende da svariati elementi, non tutti prevedibili né controllabili.
Il modo più sbagliato di concepire una comunità consiste nel raffigurarsela come un sistema chiuso: non esistono razze pure e non esistono lingue pure, che cioè siano nate e si siano sviluppate all’interno di uno spazio estraneo a contatti e mescolanze con altre razze, altre lingue, altri spazi e altre reti di relazione. L’idea di una purezza etnica o linguistica ha una sua realtà esclusivamente come mito propagandistico, ampiamente utilizzato dai movimenti che agitano l’idea di una (supposta) purezza delle origini allo scopo di (ri)definire un’identità nuova.
Basta considerare, del resto, l’importanza delle migrazioni storiche e contemporanee. Il fenomeno migratorio caratterizza gli Indoeuropei, dai quali traggono origine, nella loro stragrande maggioranza, le popolazioni europee di oggi. In queste pagine avremo occasione di parlare delle invasioni germaniche, nel tempo della caduta dell’Impero Romano, e di altri episodi migratori, fra cui le migrazioni dell’epoca contemporanea.
Confini politici e confini linguistici
- Comunità e comunità linguistiche
- Comunità e migrazioni
- Al di qua e al di là dei confini di terra: l’italiano e le altre lingue
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