Al di qua e al di là dei confini di terra: l’italiano e le altre lingue

Storia della Lingua Italiana

Italian Language Schools     Scuole d'Italiano per Stranieri     Italienisch-Sprachschulen und Kurse in Italien     Σχολείο Ιταλικής Γλώσσας και Μαθήματα στην Ιταλία







NOVITA'
Scuola d'Italiano per Stranieri ad Otranto

Al di qua e al di là dei confini di terra: l’italiano e le altre lingue

Chi guarda una carta geografica dell’Europa e si chiede quale sia il rapporto tra i confini politici dell’Italia e i confini linguistici dell’italiano, si accorge che essi coincidono abbastanza bene, ma non sono affatto identici. Fuori dei confini politici attuali, a nord-ovest, sul lato francese, l’italiano ha una sua vitalità nel Principato di Monaco; a est l’Italia confina con uno stato di formazione recente, la Slovenia (nato nel 1991 dallo sgretolamento della Jugoslavia), dove l’italiano è presente nella costa occidentale della penisola dell’Istria e nella regione dell’Isonzo e del Carso. A Nord, il confine con il mondo di lingua tedesca è molto mosso: in Svizzera, infatti, è di lingua italiana il canton Ticino; e l’italiano ha una sua vitalità anche in una parte dei Grigioni, altro cantone svizzero.

È stata ed è in parte di lingua italiana la Corsica, che fino al 1768 faceva parte della repubblica di Genova, la quale in quell’anno la cedette alla Francia. L’italiano, infine, conserva un certo ruolo a Malta, dove la sua vitalità è stata, in passato, notevole.

Reciprocamente, lingue diverse dall’italiano sono incluse entro i confini politici: le parlate piemontesi prossime alla Francia slittano su varietà simili ai dialetti provenzali della Francia meridionale e, più a Nord e in Val d’Aosta, franco-provenzali (un idioma così chiamato dai linguisti perché condivide aspetti caratteristici sia del francese sia del provenzale). A est, si segnala a Trieste e nel Friuli orientale una minoranza di lingua slovena, mentre in provincia di Bolzano la popolazione è di lingua prevalentemente tedesca.

Dunque, l’italiano si spinge oltre i confini politici, e d’altra parte al di qua dei confini vivono popolazioni che parlano lingue (e dialetti) che fanno capo ad altri stati nazionali. Se, per assurdo, fosse possibile ridisegnare a tavolino i confini politici per farli coincidere con quelli linguistici, ci si accorgerebbe subito che un’operazione del genere è irrealizzabile: questi, infatti, non sono lineari, a differenza di quelli. Sempre, ai confini, le lingue si sovrappongono e si mescolano e s’intrecciano, dando luogo a una zona più o meno ampia nella quale convivono individui e gruppi che, nel caso in questione, hanno per madre lingua l’italiano e il francese, l’italiano e il tedesco, l’italiano e lo sloveno (rispettivamente a Ovest, a Nord e a Est). In casi del genere, è molto diffuso il bilinguismo, tanto individuale che sociale. La convivenza rende, ovviamente, sempre più mescolata la situazione linguistica, per via dei rapporti che le comunità linguistiche intrattengono, più o meno fittamente, fra loro. Effetti linguistici importanti hanno i matrimoni fra persone appartenenti a comunità linguistiche diverse; i figli nati da unioni "miste" sono spesso bilingui, e rafforzano l’integrazione fra le due comunità. La legislazione e gli atteggiamenti sociali prevalenti tra le due comunità incidono fortemente nel dar vita a situazioni che possono oscillare tra gli estremi dello sviluppo separato e della massima integrazione.

Il fatto è che, soprattutto fra i paesi romanzi, dove si parlano cioè lingue che hanno la stessa origine (il latino), si verificano le situazioni, apparentemente contraddittorie, della continuità espressiva (e quindi della comprensione reciproca fra i parlanti) e della continua, ma impercettibile variazione nello spazio. È proprio la linea del confine politico, al quale la lingua, di per sé, ripugna, a introdurre una frattura nella continuità delle parlate. Una frattura, perché entro i confini di uno stato, poniamo l’Italia, hanno corso legale una lingua e una moneta ben precise (l’italiano e la lira), e nei confini dello stato confinante hanno corso una lingua e una moneta diverse (poniamo, in Francia, il francese e il franco). La frattura si forma perché aumenta la distanza psicologica, si forma una barriera mentale tra le lingue da una parte e dall’altra del confine, benché alla frontiera la reciproca comprensione sia garantita: anche perché in luogo delle varietà locali che si parlano alla frontiera, le lingue riconosciute ufficialmente sono le lingue nazionali, alquanto diverse dalla varietà viva nel territorio di frontiera. Di conseguenza è la lingua scritta che, sovrapponendosi, come un tetto, alla continuità della lingua parlata, delimita spazi e frontiere, e aumenta la distanza tra i parlanti che hanno come lingua guida l’italiano, e quelli che hanno come lingua guida il francese (si veda a questo proposito Nadal 1992).

Confini politici e confini linguistici

  1. Comunità e comunità linguistiche
  2. Comunità e migrazioni
  3. Al di qua e al di là dei confini di terra: l’italiano e le altre lingue


ITALY-SCHOOLS - Portale di Lingua e Cultura Italiana















MODI VERBALI

VERBI ITALIANI

SCELTA AUSILIARE

TRANSITIVI INTRANSITIVI

STORIA

CONFINI





Little Britain - Esame di maturità? - Curricula - We love english, and you? | Tutoraggio Universitario | corsi di lingua italiana per stranieri bergamo | UniBg - CIS : Presentazione - Università degli studi di Bergamo | unibg | Il Centro di italiano per stranieri - ricerca, formazione e didattica nasce dall'esperienza e dall'attività venticinquennale dei Corsi di italiano per stranieri | CIS - Centro di italiano per stranieri - ricerca, formazione, didattica
Ritorna alla Pagina Precedente Stampa questa Pagina Invia questa Pagina ad un Amico